Guasco: cantieri, progetti e cultura per la rinascita del quartiere

Il quartiere del Guasco è oggi protagonista di una trasformazione urbana profonda e strutturata. La quasi totalità della variazione al Piano triennale delle opere pubbliche, approvata dal Consiglio comunale il 28 luglio 2025, riguarda interventi strategici in questa parte del centro storico, a testimonianza di come l’Amministrazione stia procedendo in modo serrato nel cronoprogramma di riqualificazione del quartiere. All’interno del Piano triennale le risorse sono state riorientate, infatti, da progetti non immediatamente realizzabili verso opere già pronte a entrare nella fase esecutiva. Tra queste, la riqualificazione di via Birarelli, il nuovo affaccio panoramico in via Giovanni XXIII, il completamento del percorso archeologico del Guasco, la riqualificazione di piazza Dante, e interventi rilevanti sul fronte della sosta urbana.

I lavori a Porta Cipriana
La sosta

Sono due gli interventi significativi in termini di sosta. Il primo riguarda la nuova area di sosta tra via Birarelli e Santa Palazia, su un’area demaniale che rientra nel portafoglio del Piano Città degli immobili pubblici di Ancona. L’area, di oltre 4 mila metri quadrati, è stata concessa al Comune per dieci anni, in virtù di un accordo sottoscritto da quest’ultimo con Soprintendenza e Agenzia del Demanio. Il progetto per il parcheggio risponde alla crescente richiesta di posti auto nel quartiere, soprattutto in relazione ai flussi turistici e alle attività culturali. Si tratta, quindi, di una razionalizzazione dell’utilizzo dell’area nell’ambito del processo di riorganizzazione della sosta. In base all’accordo firmato dai tre enti, dovrà essere garantito un uso condiviso e coordinato tra Soprintendenza e Comune. Un’area di parcheggio sarà riservata alla Soprintendenza e la restante area, corrispondente allo spazio che si affaccia su via Birarelli sarà affidata alla gestione del Comune, con un totale di oltre 50 posti auto. Sono a carico del Comune di Ancona la progettazione, l’esecuzione dei lavori, la gestione e futura manutenzione. Questi ultimi due aspetti potranno essere affidati anche a una azienda partecipata dell’Ente. La spesa complessiva per i lavori sarà nei limiti massimi di 200 mila euro. Le entrate dl parcheggio saranno destinate esclusivamente alla copertura dei costi per la realizzazione delle opere e alla gestione dei servizi di parcheggio e mobilità. L’opera dovrà essere terminata entro e non oltre il 31 dicembre 2025.

Area parcheggio Santa Palazia

In parallelo, è in fase di valutazione la realizzazione del parcheggio di via del Faro. L’opera, del valore complessivo di 1,5 milioni di euro, sarà finanziata in parte tramite mutuo comunale e in parte tramite riscatto privato dei posti. L’area interessata, attualmente utilizzata come parcheggio a raso, è oggetto di un confronto in corso tra Comune, residenti e proprietari, nell’ambito di una revisione progettuale già formalizzata con l’inserimento nella variazione del Piano triennale delle opere pubbliche. “Vogliamo risolvere il problema della sosta per i residenti in modo che sia compatibile con le caratteristiche ambientali dell’area e rispetti le esigenze di tutti i trenta proprietari coinvolti” ha spiegato l’assessore ai Lavori pubblici Stefano Tombolini nel corso dell’Ultimo Consiglio comunale prima della pausa estiva, in sede di discussione della modifica al Piano triennale delle opere pubbliche. Dal punto di vista temporale, l’obiettivo di completamento dell’opera è fissato entro il 2026.

Le scalinate

Nel contesto della riqualificazione urbana, un ruolo importante è rivestito anche dalla valorizzazione del sistema delle scalinate storiche. Al Guasco sono già stati completati i lavori di recupero dello Scalone del Duomo, che collega piazza del Senato al sagrato della Cattedrale, e della scalinata che unisce via Birarelli con via Pizzecolli, percorso pedonale centrale nella viabilità del quartiere. Gli interventi hanno migliorato sicurezza, accessibilità e decoro, rafforzando la rete dei collegamenti pedonali del centro storico. Leggi qui l’articolo sulle scalinate di Ancona

Cultura, archeologia e spettacolo: le “prime volte” dell’Anfiteatro romano e il ritorno del Faro

Oltre ai lavori infrastrutturali, il Guasco è anche epicentro della rinascita culturale della città. Grazie alla nuova convenzione triennale 2025–2028, siglata tra Ministero della Cultura e Comune di Ancona, con il consolidamento della programmazione culturale dell’Anfiteatro Romano, l’intero quartiere del Guasco torna al centro della vita cittadina. E’ una trasformazione che unisce mobilità, rigenerazione urbana e valorizzazione del patrimonio storico, restituendo a residenti, turisti e visitatori uno dei luoghi più simbolici di Ancona. L’Anfiteatro romano è stato riaperto al pubblico con visite guidate regolari e ospita per la prima volta un cartellone integrato di eventi: “Echi. Voci dal passato, suoni del presente”. Il programma unisce teatro, danza e musica in una cornice unica, riportando la cultura al centro del quartiere. Il cartellone accoglie grandi rassegne cittadine come Spilla, Conero Dance Festival, Jazzin’@Anfiteatro, TAU – Teatri Antichi Uniti e Adriatico Mediterraneo, valorizzando il sito archeologico non solo come monumento, ma come spazio attivo di partecipazione e creatività contemporanea. La riapertura dell’Anfiteatro è accompagnata dalla sinergia con il Museo Archeologico Nazionale delle Marche, che ha sede nello storico Palazzo Ferretti. Il biglietto unico integrato consente di visitare sia il museo che l’anfiteatro, offrendo un’esperienza immersiva attraverso millenni di storia: dai Piceni all’epoca romana, fino alle trasformazioni medievali e moderne del sito.

Estremamente significativo in questo senso è anche il palinsesto del Faro, reso possibile dalla collaborazione tra il Comune di Ancona e l’Agenzia del Demanio, che hanno intrapreso un percorso condiviso per rilanciare il Parco del Cardeto con eventi, iniziative e nuovi servizi destinati a cittadini, turisti e visitatori. Nell’ambito del Piano Città degli immobili pubblici, l’area si sta trasformando in un polo culturale e ricreativo accessibile, sostenibile e vivo. Grazie a un bando pubblico promosso dal Demanio, nei pressi del Faro dei Cappuccini è stato attivato un nuovo punto ristoro, con un food truck ricavato dalla riconversione di un trailer per cavalli: un progetto originale, integrato nel paesaggio, pensato per accogliere e animare il parco da luglio a ottobre, con eventi tematici, musica dal vivo e serate gastronomiche. Il tutto all’interno della cornice “Quassù al Faro”, la rassegna che ha riportato vita e pubblico in uno dei luoghi simbolici del Parco, ora dotato anche di un piccolo palco per spettacoli ed eventi gratuiti. L’Art Festival di fine agosto, con due serate dedicate alle arti visive e performative, e il Cardeto Foto Talk di metà settembre, con incontri, workshop e shooting guidati da fotografi di rilievo, sono tra gli appuntamenti più attesi. Tutte le attività sono pensate per valorizzare il dialogo tra arte, paesaggio e comunità, e rafforzano l’identità culturale di un parco che, anche grazie a nuovi interventi di pulizia, sicurezza e manutenzione, si riprende il suo ruolo nel cuore della città. Il progetto di valorizzazione del Cardeto include inoltre la rifunzionalizzazione dell’ex Caserma Stamura, interventi per Santa Palazia (concessione appena firmata), e la prossima concessione di Temporary Use del Faro, per garantire continuità d’uso e apertura al pubblico anche durante le fasi di trasformazione.

Dal Guasco a piazza della Repubblica: la viabilità provvisoria per i lavori

Per questi mesi inoltre, in ragione dei lavori di riqualificazione di piazza della Repubblica, la viabilità del Guasco è stata temporaneamente modificata. Il secondo lotto dei lavori nella piazza delle Muse ha infatti comportato l’ampliamento dell’area di cantiere fino a via della Loggia, costeggiando il palazzo della RAI. La nuova viabilità, in vigore dal 28 luglio 2025, prevede l’ingresso al centro storico da via della Loggia, ora a senso unico in direzione del Duomo, e la riorganizzazione di tutti gli stalli per taxi, disabili e mezzi a due ruote tra piazza della Repubblica, Scalo Vittorio Emanuele e Largo Sacramento. I posti taxi e per persone con disabilità sono stati spostati nello Scalo Vittorio Emanuele e nei box blu in piazza della Repubblica, lato chiesa. I motocicli sono stati ricollocati sotto il palazzo della RAI, mentre in Largo della Dogana è stata istituita una rotatoria per l’inversione di marcia. Per l’uscita dal centro, il percorso obbligato passa ora per piazza del Senato, via Ferretti, via Pizzecolli (parte alta con senso invertito), piazza San Francesco e via Gramsci. Sono stati inoltre introdotti nuovi sensi unici e divieti di sosta, in particolare in piazza del Senato, per agevolare il transito dei mezzi pesanti. Il semaforo in piazza è attualmente impostato su lampeggio giallo. La viabilità resterà così organizzata fino al termine delle opere che impattano sulla via. Per i lavori in piazza della Repubblica leggi ComunicAncona qui.

Margherita Rinaldi

Ancona riscopre le sue scalinate, per una città che si ricuce in verticale

Ancona si sviluppa tra colli, pendenze, salite e discese che definiscono il suo carattere urbano e ne modellano l’identità. In questo contesto orografico complesso, le scalinate non sono semplici collegamenti pedonali: sono parte viva della città, elementi strutturali che connettono non solo spazi fisici, ma anche pezzi di memoria e di quotidianità. Intervenire su di esse, dunque, è un gesto specifico di cura verso la città, un modo per riannodare i suoi percorsi, riconnettere il presente al passato, restituire agli anconetani la possibilità di vivere meglio — anche a piedi, anche in salita.
Negli ultimi tempi, tre interventi significativi — il restauro della storica scalinata di via Zappata, dello scalone del Duomo, e la costruzione ex novo di quella tra via Birarelli e via Pizzecolli — segnano un nuovo passo verso una città che si prende cura di sé, dei suoi percorsi e del suo paesaggio.
A questi interventi si sposa il recupero di una porzione dell’area del vecchio Faro ottocentesco sulla sommità di Monte Cardeto, messa a disposizione ogni sera dal tramonto (luglio-ottobre) con un piccolo punto di ristoro e un cartellone di eventi musicali e di intrattenimento da titolo , “Quassù al Faro”. Una iniziativa che tra l’altro rilancia quella passeggiata in quota da mare a mare, che collega il Porto al Passetto attraversando il parco, che è poi la cifra di Ancona.

Via Zappata è una scala che ha accompagnato e accompagna generazioni di anconetani: studenti del Liceo Classico Rinaldini, allievi del Conservatorio Pergolesi, militari della Guardia di Finanza. E’ un luogo che collega idealmente piazza Roma al Duomo, passando per le maglie fitte del centro storico. Il recente intervento, voluto dal Comune, ha restituito decoro e funzionalità a questa scalinata, attraverso la sostituzione della pavimentazione con cubetti di pietra arenaria, il rifacimento dei cordoli e l’installazione di un nuovo corrimano in ferro battuto, in linea con il contesto architettonico circostante.
“Con questa riqualificazione siamo intervenuti su una scala storica, un luogo che rappresenta l’identità della città” ha detto il sindaco Daniele Silvetti durante l’inaugurazione. “Via Zappata è la memoria storica di tanti cittadini ed è un collegamento essenziale non solo per la viabilità pedonale, ma anche per il senso di continuità urbana che vogliamo tutelare”: un intervento mirato, non imponente in termini economici, ma profondamente significativo per chi abita e attraversa questi luoghi ogni giorno.

Di forte valore storico-artistico, oltre che funzionale, il restauro dello Scalone del Duomo, che collega Piazza del Senato con la Cattedrale di San Ciriaco, da sempre percorso da turisti e pellegrini, oltre che dai cittadini anconetani. L’intervento, eseguito dopo la messa in sicurezza della rupe e sotto il costante controllo della Soprintendenza alle Belle Arti, ha seguito un lungo iter progettuale, rispettando i tempi di esecuzione previsti dal progetto. I nuovi materiali posati, di colore chiaro, sono stati pensati per un accostamento con l’ambiente circostante tale da “illuminare” il percorso. Nella realizzazione è stato seguito un andamento a gradoni vista la pendenza elevata.

Ma è la nuova scalinata tra via Birarelli e via Pizzecolli a segnare uno dei passaggi più significativi nel processo di ricucitura urbana del centro antico. Situata nel cuore del colle Guasco, si sviluppa in un’area rimasta per anni inaccessibile, frutto di demolizioni post-belliche, con un dislivello di circa venti metri. Fin dai primi anni Novanta si ipotizzava la realizzazione di una scala in questo stretto spazio interstiziale, non solo per garantire un collegamento pedonale in una zona storicamente priva di accessi trasversali, ma anche per rendere fruibili alcune unità immobiliari comunali, molto strette e distribuite su quote sfalsate, che proprio per l’assenza di una scala condominiale erano rimaste inutilizzabili. L’idea della scala venne integrata nel progetto di ristrutturazione degli edifici, successivamente venduti ai Frati Minori, ma l’opera non fu mai realizzata. Gli appartamenti ristrutturati rimasero così chiusi, inaccessibili. È stato quindi indispensabile riprendere il progetto, semplificandolo rispetto alla versione originale, e procedere con la realizzazione di una scala che oggi, finalmente, restituisce accessibilità e dignità a una parte dimenticata della città. Il nuovo collegamento si articola in due sezioni. Una prima serie di rampe “appoggiate” al terreno, delimitate da muri, evoca la quinta muraria del vecchio edificato. Per i gradini è stato utilizzato cemento prefabbricato antiscivolo, mentre i pianerottoli sono in ghiaia lavata a grana fine, materiali già sperimentati con successo in altre aree del centro storico. L’impianto di illuminazione è stato integrato nei setti murari. Nella parte terminale, dove lo spazio e il salto di quota non consentivano ulteriori rampe, è stata realizzata una scala a base quadrata, che compie due giri su sé stessa. Anche qui, la scelta è ricaduta sul cemento prefabbricato, selezionato tra i modelli più gradevoli per finitura e integrazione nel contesto. L’opera, del valore di oltre 340 mila euro, è stata rallentata da varie difficoltà: l’orografia complessa del sito, il rinvenimento archeologico durante i primi scavi, la necessità di una variante di progetto e alcune vicissitudini burocratiche, successivamente rientrate. Nonostante tutto, i lavori sono stati portati a termine e oggi la scala rappresenta non solo un’infrastruttura funzionale, ma anche un segnale concreto di riqualificazione del tessuto urbano antico. L’intervento acquista ulteriore profondità grazie all’intitolazione della nuova scala a Sant’Anna dei Greci, in memoria della chiesa distrutta da un bombardamento nell’aprile del 1944. Edificata nel XIII secolo su resti delle antiche mura greche della città, fu per secoli punto di riferimento della comunità greca, mercantile e artigiana, presente ad Ancona fin dal Medioevo. Inizialmente conosciuta come Santa Maria in Porta Cipriana, la chiesa fu ufficialmente concessa alla comunità greca nel 1524 da papa Clemente VII, con il diritto all’autonomia liturgica. Vi furono conservate preziose reliquie, tra cui il piede di Sant’Anna, portate dal legato papale Paolo Tagaris Paleologo. L’iconostasi, decorata con tre tavole commissionate a Lorenzo Lotto, testimoniava la ricchezza culturale e spirituale del luogo. Oggi di quella chiesa rimangono una lapide, alcune sculture superstiti e una raccolta di icone conservate nel Museo Diocesano. L’intitolazione della scalinata non solo rende omaggio a questo patrimonio perduto, ma lo radica nel presente: la nuova scala termina esattamente davanti al sito dove un tempo sorgeva Sant’Anna, riaffermando il valore della memoria urbana e dell’apertura culturale di Ancona.

Insieme al restauro di via Zappata e al recupero dello scalone Nappi, la nuova scalinata rappresenta un tassello prezioso in una visione complessiva della città che mette al centro l’accessibilità, la bellezza e la continuità del tessuto storico. Ad Ancona, infatti, restaurare o costruire una scala non è solo un intervento tecnico: è un modo di risalire le proprie radici, e, allo stesso tempo, di guardare avanti. Questi interventi si inseriscono quindi in una visione più ampia di manutenzione e valorizzazione delle scalinate anconetane, che da sempre costituiscono un’infrastruttura silenziosa ma essenziale.

Pensiamo anche, e principalmente, alla monumentale doppia rampa del Passetto, cara a generazioni di anconetani e immortalata nelle cartoline turistiche, che dalla modernità del viale della Vittoria scende fino alla costa rocciosa. La scala è sottoposta a un importante e massiccio intervento di riqualificazione, in dirittura di arrivo al termine dell’estate, quando sarà inaugurata anche con una nuova illuminazione. La conclusione dei lavori è attesa con interesse dalla cittadinanza che ha sopportato con pazienza il duplice cantiere e gli ovvi disagi nel periodo estivo, con la consapevolezza che si tratta di un’opera monumentale da valorizzare e conservare con cura per l’immagine stessa della città di Ancona.

Ma pensiamo anche ai tragitti più quotidiani, percorsi ogni giorno da chi abita o frequenta Borgo Rodi, o a quelli meno noti, che salgono, ad esempio, verso il Cardeto o si inerpicano sul colle Guasco, intrecciando scorci panoramici, architetture storiche e natura. Questa è Ancona, che riscopre le sue scalinate non solo come elementi funzionali, ma come parti vive del suo corpo urbano. Qui, restaurare una scala, costruirne una nuova, non è solo un’opera pubblica, perché le scale, ad Ancona, sono ponti tra i piani della città, spazi di vita e di movimento, linee che intrecciano il quotidiano con la storia.

Margherita Rinaldi e Federica Zandri

*foto di copertina: lo scalone Nappi

Oltre 200 nuovi posti auto per l’area del Porto

Una serie di progettualità e di interventi per la realizzazione di parcheggi nell’area portuale, a servizio dei cittadini e dei lavoratori, sta interessando due zone strategiche dello scalo dorico: la zona del porto turistico di Marina Dorica, dove le ditte sono già al lavoro, e quella portuale a ridosso del centro, per la quale è stato stretto nei gironi scorsi un accordo tra il Comune e l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centrale.

Sono già in corso in via Mattei i lavori per la realizzazione di oltre cento nuovi parcheggi gratuiti per auto e moto, con l’intento di rispondere concretamente alle esigenze delle imprese che operano nella zona. L’intervento, dal valore complessivo di 300 mila euro, nasce da una pianificazione condivisa con le realtà produttive e sindacali del territorio. Come dichiarato dall’assessore ai Lavori Pubblici Stefano Tombolini, si tratta di un progetto atteso da tempo, che offrirà un miglioramento tangibile della viabilità e della fruibilità dell’area. I nuovi stalli, 92 posti auto e 13 per motocicli, saranno distribuiti in diversi punti: 27 lungo la rampa lato mare, 30 stalli lungo la recinzione ferroviaria, 21 sotto il viadotto Palombella (più 13 moto), 14 lungo la rampa lato ferrovia. Oltre agli stalli di sosta, l’intervento include la realizzazione di nuovi percorsi pedonali, l’adeguamento della segnaletica orizzontale e verticale e l’installazione di barriere di sicurezza a protezione dell’area adiacente al passaggio ferroviario. È inoltre previsto il potenziamento dell’illuminazione pubblica, già avviato in parallelo al cantiere.
I lavori hanno preso avvio con opere edili rese complesse dalla necessità di una profonda pulizia iniziale e da analisi dettagliate delle terre da scavo, che hanno comportato un’attenta gestione dei materiali da smaltire. Tali operazioni hanno causato un leggero slittamento dell’inizio delle opere principali, che ora proseguiranno fino a tutto settembre. Nel frattempo, è già stato completato l’intervento di rinnovo dell’illuminazione pubblica nel tratto finale interessato dai lavori. Le nuove lampade a LED, ad alta efficienza energetica, sono entrate in funzione e stanno già garantendo maggiore visibilità e sicurezza, soprattutto nelle ore serali, a vantaggio dei lavoratori e di tutti coloro che frequentano l’area portuale e il porto turistico di Marina Dorica. Il vicesindaco e assessore alla Mobilità Giovanni Zinni ha sottolineato come il lavoro in corso restituisca funzionalità e decoro a uno degli ingressi più importanti della città, spesso trascurato negli anni.

Anche per l’area portuale a ridosso del centro e del centro storico, grazie a un accordo con L’Autorità di Sistema del mare Adriatico Centrale, è partito l’iter per la realizzazione di un nuovo parcheggio, per cui si ipotizza un progetto da circa 120 posti auto, da realizzarsi nella zona attualmente occupata dai binari ferroviari dismessi. L’accordo è stato definito nei giorni scorsi durante un incontro a Palazzo del Popolo tra il sindaco Daniele Silvetti e il presidente dell’Autorità Vincenzo Garofalo. Parte dell’area sarà destinata alla sosta, con fruizione estesa anche alle attività portuali, mentre la restante sarà funzionale alla futura stazione marittima ferroviaria prevista dal piano portuale. Gli uffici tecnici lavoreranno ora alla redazione del progetto, con l’avvio di un tavolo di confronto per la coprogettazione. Sarà inoltre inoltrata alla Regione Marche la richiesta per ottenere il nulla osta necessario alla rimozione dei binari da parte di RFI.

Margherita Rinaldi

Rinasce il Rettorato dell’Università Politecnica delle Marche

di Prof. Ing. Arch. Marco D’Orazio Pro-Rettore Vicario Università Politecnica delle Marche

Nel cuore di Ancona, in Piazza Roma, sta rinascendo uno dei palazzi storici più rappresentativi della città: l’ex sede del Rettorato dell’Università Politecnica delle Marche. Dopo i danni subiti dal sisma del 2016, l’edificio viene oggi restituito alla città con un ambizioso progetto di restauro che lo riporterà ad essere la sede di maggiore rappresentanza dell’ateneo.

Costruito a fine Ottocento come sede degli Uffici Postali cittadini, il Palazzo ha attraversato i decenni come simbolo dell’amministrazione pubblica, divenendo prima sede della Provincia e poi sede dell’Università Politecnica delle Marche. L’edificio sorge nel quartiere ottocentesco della città ed in particolare il fronte ovest si innesta sul sedime delle vecchie mura cinquecentesche, abbattute nel 1864. Piazza Roma venne infatti aperta, insieme a Corso Garibaldi, dopo l’annessione della città al Regno d’Italia e la demolizione delle mura che ancora racchiudevano l’abitato. In quel frangente, Ancona fu dichiarata piazzaforte di prima classe del Regno d’Italia e per adempiere al nuovo ruolo, la superficie urbanizzata fu raddoppiata e il suo volto venne completamente rinnovato.

L’immobile era rimasto gravemente danneggiato in seguito alle scosse che avevano colpito il centro Italia e le Marche in particolare, negli anni tra il 2016 e il 2017. I danni avevano interessato sia le strutture murarie che la copertura lignea. I lavori di recupero e adeguamento sismico, che restituiranno la storica sede del Rettorato dell’Ateneo dorico e una struttura cruciale alla città di Ancona, sono stati resi possibili grazie al finanziamento di 12 milioni e 300mila euro (che coprirà il costo complessivo) stanziati ad hoc dalla struttura commissariale per la ricostruzione post sisma 2016, guidata dal Senatore Avv. Guido Castelli.

L’intervento sull’edificio storico sarà condotto privilegiando la tutela del bene, mantenendo inalterati gli aspetti architettonici che ne caratterizzano l’immagine, i materiali, le attuali partiture, ed anche gli aspetti distributivi, ma garantendo al contempo gli adeguamenti necessari in termini di sicurezza sismica e sostenibilità.

I lavori di recupero e miglioramento sismico sono partiti il 24 marzo scorso. Le demolizioni saranno concluse per ottobre e da lì si avvieranno le attività di miglioramento sismico e restauro, la cui conclusione è prevista per luglio 2027. Entro giugno 2026 sarà completata la parte strutturale. La chiusura dei lavori è prevista per settembre 2027. Il gruppo di progettisti è il medesimo raggruppamento temporaneo (ACALE s.r.l.; FIMA ENGINEERING s.r.l.; TFE ingegneria s.r.l.; Ingegner Marija Golubovic; Ingegner Lorenzo Sensini; Archeolab Soc Coop) che si è occupato anche della progettazione dell’ex palazzo di vetro, che ospiterà, a conclusione dei lavori gli uffici amministrativi dell’ateneo, spazi dedicati a studenti e studentesse, e spazi della Provincia di Ancona. L’esecuzione delle opere è affidata alla ditta Torelli e Dottori.

L’intervento mira a rafforzare il ruolo di Ancona come città Universitaria ed il legame tra l’ateneo ed il territorio. L’intervento si colloca infatti in un più ampio quadro di opere, condotte in accordo e con il supporto dell’Amministrazione Comunale e che mira a creare, attraverso le strutture universitarie, spazi urbani di connessione e di vita in una zona centrale della città, rendendo maggiormente visibile la presenza dell’ateneo nel centro storico e fulcro di spazi pubblici ad uso della città. L’edificio del Rettorato con la sua corte interna e con la piazzetta che sarà realizzata nella zona di connessione tra questo edificio ed il palazzo di vetro si connetterà infatti con un percorso interno al palazzo di vetro con la retrostante piazza Pertini, così da creare un sistema di spazi urbani tra loro interconnessi sui quali si affacceranno le strutture universitarie a servizio della popolazione studentesca ed anche quelle di maggiore rappresentanza.

Ancona verso il suo city brand: “Vi spiego il progetto per turismo e identità della città”

Il progetto “Ancona Destinazione Turistica” nasce dall’intuizione e dalla volontà dell’Assessore al Turismo Daniele Berardinelli, nata da una riflessione profonda e da un’esigenza concreta, che ho condiviso: la città di Ancona, pur possedendo un patrimonio storico, paesaggistico e culturale di grande valore, non è mai riuscita a proporsi in modo strutturato e competitivo come meta turistica. Questa consapevolezza ha rappresentato il punto di partenza per un percorso di lavoro condiviso, che oggi prende forma attraverso un piano di sviluppo strategico volto a restituire alla città una nuova immagine, riconoscibile, coerente e proiettata verso un futuro sostenibile.

Il primo passo è stato quello di ascoltare. Abbiamo attivato un ciclo di incontri con tutti gli attori del sistema turistico locale – istituzioni, operatori, associazioni, cittadini – ponendo al centro la partecipazione attiva e il confronto. Da ognuno di questi momenti è emersa una forte richiesta di visione comune, di strumenti concreti, di identità. Una richiesta che abbiamo raccolto e trasformato in progettualità.

La prima grande sfida è stata proprio quella dell’identità: Ancona non aveva un city brand, non disponeva di un’immagine unitaria capace di raccontare il suo valore in modo efficace, né a livello nazionale né internazionale. Eppure oggi, in un contesto turistico sempre più competitivo, non basta avere bellezza, storia o cultura: serve sapere comunicare tutto questo con coerenza e autenticità. Per questo abbiamo avviato la costruzione di un vero e proprio brand urbano, un’identità visiva e valoriale che sia al tempo stesso distintiva, condivisa e flessibile. Non si tratta solo di un logo, ma di un sistema di segni, colori, parole e immagini che rappresenteranno Ancona in ogni contesto: dalle brochure agli eventi, dai social media ai totem informativi, dai kit di benvenuto nelle attività ricettive fino alla segnaletica urbana, dai prodotti tipici ai festival culturali.

Per garantire qualità progettuale, trasparenza e partecipazione, abbiamo scelto di collaborare con AIAP – Associazione Italiana Design della Comunicazione Visiva, punto di riferimento nazionale nel campo del graphic design e della comunicazione pubblica. La collaborazione con AIAP rappresenta una scelta strategica non solo per il valore tecnico che assicura, ma anche perché ci dà la certezza che il bando pubblico per la creazione del City Brand raggiunga le migliori competenze professionali a livello nazionale e si svolga secondo criteri di trasparenza, merito e democraticità. È per noi fondamentale che questo passaggio – così centrale per la futura identità visiva di Ancona – venga condotto con il massimo rigore e apertura. Abbiamo previsto un bando pubblico per selezionare la proposta progettuale più adatta a rappresentare la città. Il vincitore sarà chiamato a sviluppare un Brand Book, uno strumento operativo che ne regolerà gli usi e garantirà coerenza su ogni applicazione, da quelle strettamente turistiche fino a quelle istituzionali e di settore.

Il progetto prevede infatti una diffusione ampia e trasversale. Oltre agli ambiti del turismo e della comunicazione pubblica, il brand sarà adottato per valorizzare la rete museale, i parchi, i percorsi green, i materiali scolastici, i progetti culturali e sportivi. Sarà messo a disposizione anche delle imprese locali e degli artigiani, come strumento di marketing territoriale, e sarà presente nelle attività di promozione B2B a livello nazionale e internazionale.

Un altro asse fondamentale del progetto riguarda la strategia digitale. Stiamo lavorando per migliorare il posizionamento di Ancona sui motori di ricerca, per potenziare la presenza e la community sui canali social, per attivare una redazione turistica in grado di produrre contenuti editoriali – blog, newsletter, rubriche – capaci di parlare al pubblico in modo diretto e autentico. Abbiamo previsto azioni di influencer marketing per raggiungere nuovi target, e una partecipazione attiva alle principali fiere di settore, così da far conoscere il nostro nuovo volto anche agli operatori del turismo organizzato e agli investitori.

Il nostro obiettivo non è solo quello di attrarre visitatori. Vogliamo rendere Ancona una città più consapevole di sé, più attrattiva per chi vuole investire in un’impresa turistica sostenibile, più accogliente per chi arriva e più orgogliosa per chi ci vive. Vogliamo che il turismo diventi una leva di sviluppo che genera lavoro, innovazione, relazioni, e qualità urbana.

Il progetto si sviluppa tra il 2024 e il 2026, e richiede l’impegno convinto di tutte le componenti della comunità. Ma siamo già oltre la fase delle parole: il piano esecutivo è partito, i primi strumenti sono in fase di realizzazione, e molti operatori locali hanno già dimostrato interesse e disponibilità a far parte di questo cambiamento.

Sandro Giorgetti, progettista

Foto di Andrea Savolini

Si stringe il legame tra Ancona e Caserta nel nome di Luigi Vanvitelli

Presentati gli atti del convegno internazionale di Ancona.

Architetto, ingegnere e vedutista nella prima fase della sua carriera, avviata sotto lo sguardo del padre, l’olandese Gaspar Van Wittel, Luigi Vanvitelli si consacra come uno, forse il principale, personaggio della storia dello sviluppo urbanistico e culturale di Ancona. Conosciuto in Italia e nel mondo per avere realizzato il complesso monumentale della Reggia di Caserta, che con la sua superficie comprensiva di oltre 130mila mq e un parco straordinario di 123 ettari, più 76 di bosco, richiama migliaia di visitatori ogni anno, anche ad Ancona il geniale professionista nato nel 1700 ha lasciato opere dal valore incommensurabile . Ricevuta nel 1732 dal papa Clemente XII la commissione pubblica per il porto ad Ancona, per garantirne il rilancio sul Mare Adriatico, fu incaricato di altri progetti in campo pubblico, religioso e per famiglie nobili, ad Ancona e nelle Marche, inclusi il campanile e della Basilica e il Palazzo Apostolico di Loreto, incarichi che assolse anche a distanza grazie a una nutrita serie di collaboratori.

Al Vanvitelli due anni fa la città ha reso omaggio con una serie di celebrazioni per i 250 anni della sua scomparsa (1773), con l’ideazione di un tour cittadino su misura, il Gran Tour vanvitelliano, e con un convegno di studi condotto in collaborazione con la direzione della Reggia di Caserta. Gli atti del convegno, al quale erano stati inviati in origine oltre ottanta abstract e, a monte, il ruolo determinante che ha avuto per le due città unite nel suo nome, sono stati stato al centro di una delle più affollate conferenze di UlisseFest, il festival diffuso dedicato al tema del viaggio e della scoperta, cui ha partecipato la direttrice della Reggia di Caserta, Tiziana Maffei, affiancata dalle assessore alla Cultura del Comune, Marta Paraventi e dalla Regione, Chiara Biondi.

Tra gli artisti più richiesti del suo tempo grazie alla sua preparazione multidisciplinare, si direbbe oggi, e alle sue capacità organizzative sia nella fase progettuale sia dell’allestimento e del funzionamento dei cantieri, Vanvitelli ad Ancona è artefice di più opere di quanto il cittadino comune sia al corrente: in primis naturalmente il particolarissimo edificio di struttura pentagonale- oggi polo culturale- adibito per lungo tempo a Lazzaretto e struttura difensiva realizzata su un isola artificiale, un unicum nell’architettura del nostro Paese. Quindi la Chiesa del Gesù, immaginata come una quinta teatrale visibile dal mare, il Molo Nuovo, la Porta Clementina fino alla totale rivisitazione del porto, l’edicola mariana al Duomo e opere per committenze private.

Gli atti del convegno- ha sottolineato la direttrice della Reggia di Caserta Tiziana Maffeisono un lascito intitolato al Maestro e alla sua eredità e sono una occasione per fare conoscere al pubblico questo personaggio e le ricerche dell’epoca. Le opere prodotte nelle Marche, a Roma etc testimoniano la pluralità delle competenze maturate da questo straordinario umanista che definiamo “Maestro” perchè ha dato vita ad una scuola in Italia e in Europa. Dopo oltre un anno di lavoro abbiamo finalmente gli atti del convegno, editi dal Lavoro Editoriale che sanciscono l’interesse attorno all’artista, alle opere e al periodo storico. Un’operazione e resa possibile grazie al coinvolgimento di due Regione (Marche e Campania), due Comuni (Ancona e Caserta) e l’Università, e che hanno prodotto una importante partecipazione”.

Federica Zandri

Di seguito il link al GT Vanvitelliano:

Portonovo è sempre più blu. Turismo e Ambiente vanno a braccetto

Nel blu dipinto di blu, è proprio il casi di dirlo, guardando le fotografie e ripensando alla magica serata del 30 giugno a Portonovo dove Autorità, cittadini e bagnanti hanno visto approdare sulla spiaggia dello stabilimento “Giacchetti” la batana in legno di proprietà di un’altra famiglia storica della baia, quella dei Fiorini. A bordo, la grande Bandiera Blu, riconquistata anche nel 2025 dal Comune di Ancona per le spiagge di Ancona e per l’approdo turistico di Maria Dorica. Trasportata da padre e figlio, due generazioni che condividono la stessa passione, è stata benedetta dal parroco del Poggio, consegnata al Sindaco Silvetti e issata a fianco del tricolore, con il sottofondo musicale solenne e festoso della Banda musicale di Torrette.

Autentica la soddisfazione delle istituzioni e degli operatori di Portonovo che con l’assegnazione del FEE award vedono riconosciuti gli sforzi, al di là dei singoli ruoli e delle attività individuali, di rinnovare di anno in anno il delicato equilibrio tra accoglienza e legittimo ritorno economico con la salvaguardia di un ecosistema fragile quanto prezioso.

Perseguendo l’obiettivo di tenere alta la qualità delle acque, la pulizia delle spiagge e dell’ambiente e di mettere a punto nel modo migliore possibile i servizi a partire dai parcheggi, in rispondenza ai requisiti richiesti dalla FEE ma anche dalla normativa nazionale e in considerazione del contesto in cui Portonovo si inserisce, quello del Parco naturale del Conero, uno dei più apprezzati parchi costieri d’Italia. Non a caso la bandiera blu è stata confermata anche a Sirolo e Numana, gli altri due Comuni che rientrano nell’area protetta, una dozzina di chilometri di verde e blu che affascinano chi per la prima volta si affaccia sulle falesie che da Ancona verso sud si rincorrono. “Non è semplice né scontato dopo 15 anni- ha detto il Sindaco di Silvetti- ottenere la riconferma del riconoscimento. E’ grazie a un lavoro complesso, degli uffici comunali (a partire dal funzionario del Turismo Sergio Sparapani) e degli operatori di Portonovo che si raggiunge questo risultato”. “Risultato-ha sottolineato a sua volta l’assessore al Turismo, Berardinelli – che ha un effetto notevole sul piano turistico e che ci spinge a migliorare i servizi a terra oltre alla qualità delle acque”. Un trend positivo, quello del primo semestre 2025, in linea con l’obiettivo di favore la destagionalizzazione dei flussi grazie ad un’offerta ampia e trasversale. La bandiera blu è un segno distintivo dell’intera regione che ne conta 20 e perciò la cerimonia del 30 giugno è stata celebrata anche dai rappresentanti della Regione Marche -assessore Brandoni e presidente del consiglio Latini- dal presidente del Parco del Conero, Conte, dall’assessore alle Politiche Educative, Antonella Andreoli (bandiere verdi/Eco schools) e dai referenti del Consorzio La Baia (gli operatori), della Associazione Riviera del Conero (info point turistico), di Conero 4 seasons (chiesa romanica di santa Maria), di Ancona Servizi (parcheggi, cura del verde e altri servizi). Procedendo verso il tramonto, tra i frequentatori dello stabilimento incuriositi che non hanno rinunciato all’ultimo bagno refrigerante in un mare liscio come l’olio, e le autorità vestite di tutto punto (numerosi gli assessori e i consiglieri comunali), si sono propagate le noto del trio artistico composto da Viviana De Marco, recitazione,  Snezana Tintor, violino, e Fausto Palmieri, tastier, che ha reso un omaggio a Giacomo Leopardi, poeta dell’infinito, fortemente legato al paesaggio verde-blu di casa nostra, il poeta dei poeti che tutto il mondo ammira. A tanta bellezza è stato dedicato il brindisi con degustazione offerto da Giacchetti che ha chiuso piacevolmente l’evento.

Federica Zandri

La scomparsa di Stefano Foresi: enorme tributo di affetto per un amministratore sempre vicino alla gente

Un lutto collettivo ha colpito la comunità anconetana nei giorni scorsi, superando ogni confine politico e istituzionale e provocando una ondata emotiva senza precedenti. La scomparsa repentina, a 76 anni, di Stefano Foresi, fino a pochi giorni prima sempre presente sugli scranni del consiglio comunale e punto di riferimento per la cittadinanza, quartiere per quartiere, ha gettato nella costernazione e nello sconforto familiari, amici, colleghi e tutti i cittadini, gran parte dei quali almeno una volta nella vita avevano avuto occasione di incontrarlo e rivolgersi a lui. Uomo delle istituzioni dalla punta dei piedi alla cima dei capelli, interprete della politica come servizio alla collettività, aveva manifestato sia come presidente di Circoscrizione per oltre un decennio (la seconda, uno dei territori più complessi e presi a cuore da Foresi nella sfida dell’accoglienza), sia come assessore alla Partecipazione Democratica, alle Manutenzioni, alla Sicurezza urbana, alla Protezione civile e altre deleghe pregnanti, per i due mandati della giunta Mancinelli, sia negli ultimi tempi come consigliere di minoranza nel governo Silvetti, una coerenza di vita, una capacità di ascolto e una abnegazione in ciò che faceva senza mai risparmiarsi tali da renderlo popolarissimo, apprezzato e amato da tutti. La notizia della sua morte ha colto di sorpresa la comunità, che ha reagito con un cordoglio e un tributo di affetto commoventi, sia presso la camera ardente allestita in Comune, sia ai funerali durati oltre due ore, presso la chiesa della Sacra Famiglia dei Salesiani, nel cuore del quartiere in cui Foresi aveva vissuto e per il quale si era prodigato per tutti, davvero per tutti. “Grazie” la parola ricorrente che ha accompagnato l’ultimo saluto a questo gigante dal cuore d’oro e dal sorriso aperto, che percorreva la città in lungo in largo, frazioni comprese, notte e giorno, per recepire richieste e ascoltare sfoghi, per pacificare contese, per risolvere problemi, per verificare che interventi e iniziative si svolgessero nel migliore dei modi. Un uomo coinvolto nella sua missione fino all’ultimo, amico e fratello nella fede, come ha ricordato l’Arcivescovo Mons. Spina dall’altare, affiancato da Don Giancarlo Sbarbati (benemerenza con medaglia d’oro), il parroco che tanto si è speso per i più fragili anche insieme a Foresi e altri religiosi. Toccanti e significative, tra lacrime e sorrisi, ricordi e aneddoti, le tante testimonianze espresse da colleghi della politica e dell’ esperienza amministrativa, da collaboratrici e collaboratori affezionati, e da una pluralità di associazioni, le più svariate, che nel tempo sono state da lui supportate e hanno avuto un costante dialogato con “l ‘Assessore”.

E l’altra espressione dopo “grazie” è stato un invito: “cerchiamo tutti di seguire il suo esempio, almeno un po’” anche se non sarà facile.

Stefano ha lasciato un segno indelebile, un’eredità che va ben oltre i ruoli che ha ricoperto. I primi a rappresentarla sono i figli Ilaria e Lorenzo con la loro mamma Luciana, composti nel dolore e fieri del loro caro, e gli adorati 5 nipoti che al nonno hanno riservato parole bellissime. Perchè Stefano Foresi- che il Sindaco Daniele Silvetti ha salutato con un solenne “onore a te, non ti dimenticherò”- ha dimostrato che l’umanità, la vicinanza alle persone e la capacità di connettersi con gli altri sono valori che vanno oltre, e che sono quelli giusti e quelli veri per chiunque e, a maggior ragione, per chi esercita un ruolo nella cosa pubblica.

Grazie ancora, da tutti noi, Stè. E’ stato un privilegio conoscerti e lavorare con te.

Federica Zandri

Venite con noi nei luoghi dell’estate, che con gli eventi ci fanno riscoprire la città

Usciamo, è estate.

Non per cercare gli eventi, per altro mai tanto numerosi e stimolanti come quest’anno. Oggi andiamo a fare un giro nei luoghi dell’estate. Alcuni sono i soliti, amati, frequentati. Altri sono luoghi che non c’erano e ora ci sono, e che speriamo si radichino nelle belle abitudini della gente. Altri ancora sono veri centri di storia riscoperti. Andiamo?

Partiamo dall’alto. Partiamo da dove il parco urbano del Cardeto si affaccia sulla storia cittadina, dal belvedere che guarda il Duomo e da dove si può godere il più bel tramonto della città e quindi del mondo (lo sapete che il padre di Goethe diceva che da Ancona si ammirano i tramonti più belli del mondo? Quindi…). Qui, accanto al vecchio Faro, dove è stato montato un palco e allestito un food truck, dal 9 luglio si potrà prendere l’aperitivo e ascoltare musica dal vivo, incontrarsi, stare al fresco (si spera), farsi pure un selfie panoramico, se proprio vi va. Ci saranno lucine, note, serate a tema.

Ora scendiamo un po’ per uscire su via del Faro, magari dopo l’aperitivo e all’ora degli spettacoli. Ed eccoci all’Anfiteatro.

L’epicentro della nostra storia diventa da monumento da ammirare (ci sono comunque le visite guidate grazie all’accordo con il Museo archeologico nazionale delle Marche) a luogo da vivere con una nuova pienezza. Qui l’atmosfera è unica, lo sapete.

Immaginate, in quella “sella” inclinata tra due colli a picco sul mare di sentire risuonare jazz, poesia, musicisti internazionali, vedere il teatro e la danza mentre la luce cala sul Guasco.

Ma ora risvegliatevi dal romanticismo, è ora di ripartire. Il tempo di percorrere le curve del Duomo o scendere lungo la via Maestra e entriamo al porto antico: l’atmosfera si fa un po’ più movimentata. Eccola, l’Arena sul Mare con il suo skyline unico, i suoi 3000 posti (per gli eventi in piedi), affacciata sull’Adriatico, con alle spalle l’Arco di Traiano. L’Arena è un posto unico creato dal nulla ma sulla forte spinta dei cittadini che da sempre si spingono fino là nelle loro passeggiate, affamati di lungomare. Qui è appena terminato l’Ulisse Fest ma la musica continuerà ad andare forte per tutto luglio con concerti, talk e street food.

Usciamo dal porto: possiamo andare a fare un salto in piazza Pertini, luogo dell’estate deputato agli eventi sportivi come calcetto o padel, nei locali del centro dove i commercianti hanno organizzato appuntamenti con musica, dj set e food, oppure proseguire verso la Mole.

Luogo dell’estate (e non solo, certo) per eccellenza: questa estate con il “nuovo” Lazzabaretto, il cinema nel canalone verso Porta Pia, mostre e musica e molto altro alla Corte, convegni e aperitivi. La nostra cittadella della cultura e dell’intrattenimento, dove si entra al pomeriggio, si fanno un sacco di cose, e si potrebbe uscire a notte fonda….

E adesso? La mappa dell’estate non finisce qui. Questa è una città che ha molti luoghi del cuore, si sa. Quindi possiamo proseguire fino ai Laghetti del Passetto dove l’aria di mare ti accarezza e il food truck ha di nuovo aperto i tavolini con vista sulle grotte, oppure salire finoal Posapark dove i nuovi gestori del chiosco organizzano cene ed eventi dalla sommità che ha la vista più spettacolare della città, nel parco di Posatora.

Questo viaggio nei luoghi dell’estate potrebbe proseguire nelle piazze, nei borghi, a Portonovo. Noi vi abbiamo portato solo in quelli dove c’è (per ora) un’offerta di eventi strutturata, che spingono a riappropriarci della nostra città. E per agevolarvi nella scelta, vi indichiamo pure dove trovare tutti gli appuntamenti (così non avete scuse per non uscire)

Anfiteatro https://www.comune.ancona.it/it/news/echi-cartellone-estate-2025-anfiteatro-romano

Eventi dell’Arena https://www.comune.ancona.it/it/news/all-arena-sul-mare-con-il-bus-di-collegamento-ecco-i-percorsi-e-gli-orari-di-partenza-per-partecipare-agli-eventi

Quassù al Faro (Parco del Cardeto) https://www.comune.ancona.it/it/news/il-parco-del-cardeto-tra-natura-cultura-e-nuovi-spazi-pubblici

Lazzabaretto musica cinema e food https://www.lazzabaretto.it/

Eventi in centro nei locali https://www.comune.ancona.it/it/news/r-estate-in-centro-aperitivi-cene-musica-nei-locali-del-centro

Mostre, sport, festival e tutta l’agenda dell’estate giorno per giorno https://www.comune.ancona.it/it/news/ancona-estate-ecco-il-calendario-corretta?type=1

Barbara Ulisse

L’incredibile storia della sarta di Villarey che salvò i soldati nel ’43, ora in un libro

E’ una scrittrice veneta l’autrice dell’operazione narrativa che vede al centro la straordinaria storia di Alda Renzi Lausdei, la vedova anconetana che- novella Stamira- nel drammatico periodo bellico del 1943 si adoperò per salvare tante vite, rischiando tutto senza pensarci due volte come molte donne fanno. E come Stamira non potè raccontarla perché Alda è tra le oltre settecento vittime del rifugio antiaereo del carcere di Santa Palazia bombardato poche settimane dopo i fatti narrati.

Elena Pigozzi la storia della sarta “della (caserma) Villarey” l’ha scoperta per caso, nel periodo della pandemia quando di tempo a disposizione ce n’era e la fantasia non aveva confini, facendo ricerche nel campo del tessile e incappando nel saggio storico del professor Marco Severini “Fuga per la libertà”.

La vicenda:  subito dopo l’occupazione nazista di Ancona (15 settembre 1943), migliaia di soldati italiani vengono fatti prigionieri dai tedeschi: li attende la deportazione nei campi del Reich.   Alda Renzi Lausdei,  una sarta vedova, mamma di 4 figlie, che vive accanto alla caserma in cui vengono confinati i soldati, escogita un piano di fuga collettiva per salvare quante più vite possibili. Con l’aiuto delle donne che con lei lavorano nella struttura militare e della gente del posto, correndo terribili rischi, riveste i soldati chi con abiti femminili, chi talari, chi con tute da lavoro di operai, e nell’arco di un mese, ne salva centinaia (!!!) da un destino di dolore e di morte. Per una strana nemesi, Alda muore due mesi dopo sotto i bombardamenti dell’aviazione alleata.

Innamorata di questa incredibile storia di resistenza e resilienza, la scrittrice di Verona – insegnante e giornalista, autrice di altri romanzi e di un saggio, con uno sguardo sempre attento al femminile- ha voluto raccontarla con le modalità del romanzo storico, per intenderci il modello manzoniano

Presentato anche alla Mole di Ancona nei giorni scorsi da Simona Rossi, libreria Fogola e The Mole, alla presenza dell’emozionata scrittrice, il romanzo “Le sarte della Villarey” (Edizioni Mondadori) ha conquistato il pubblico e sta catturando l’attenzione degli anconetani, molti dei quali all’oscuro della vicenda. Dal Forum delle Donne del Comune di Ancona il romanzo è stato recepito con piena adesione, come straordinaria celebrazione della forza delle donne, sempre disponibili a mettersi in gioco per il bene comune e parimenti incrollabili portatrici di pace . Sempre, in ogni epoca. La storia intensa e commovente, ripercorsa nelle pagine del libro, riempie di orgoglio i familiari di Alda, scomparsa tragicamente insieme a due delle quattro figlie, ad altri parenti e vicini di casa e a tanti altri anconetani nel bombardamento del rifugio delle carceri, una tra le pagine più terribili della Storia di Ancona, ancora da raccontare, chissà, un giorno, con il toccante linguaggio della letteratura.

Federica Zandri