Al Parco del Cardeto di Ancona c’è una nuova scultura: Tensione Superficiale, l’installazione site-specific di Eugenio Tibaldi, pensata per la città come esito del processo di esplorazione che l’artista ha condotto sul territorio. L’opera, presentata domenica 25 maggio, a cura di Alessandra Pioselli, è promossa e prodotta da Sineglossa nell’ambito di Sistema – la cura ambientale come leva di sviluppo sostenibile, progetto nato per valorizzare il rapporto tra comunità e ambiente nel territorio di Ancona e Conero, promosso e coordinato dal Comune di Ancona, in collaborazione con Sineglossa, Hort, Ente Parco del Conero, CNR, CSV Marche, Polo9, Schola Nova, Pungitopo/Casa delle Culture, con il sostegno di Fondazione Cariverona.
L’installazione è realizzata con il supporto tecnico di CapStudio, la donazione di una barca a vela da Renato Rossini di Nautica Montecristo, e la donazione di piante da parte dell’Orto botanico di Ancona e di Vivai Lauri.
“Ancona – ha detto l’assessore al Turismo Daniele Berardinelli – si arricchisce di un’ulteriore opera artistica con l’installazione di Tibaldi che è stata posizionata al Cardeto. In attesa dell’inserimento del nostro parco urbano all’interno del Parco del Conero, continua l’opera di valorizzazione da parte dell’amministrazione comunale, sia per migliorarne la fruizione da parte degli anconetani, sia in funzione turistica”. “Siamo veramente lieti – ha aggiunto l’assessore alla Cultura Marta Paraventi – di avere accolto al Parco del Cardeto di Ancona una scultura di Eugenio Tibaldi, artista che si distingue nel panorama contemporaneo per un’estetica alternativa, che punta a connotare elementi lasciati ai margini e quindi a ricostruirli, a conferire loro un nuovo significato attraverso una nuova visione artistica. Questo soggetto è quindi in linea con il progetto di “non turismo” già introdotto lo scorso anno all’interno del progetto Sistema con un apposito volume, in tema anche con la visione della città di Ancona come città anfibia tra terra e mare. Ritengo, infine, estremamente importante come assessore alla Cultura il fatto che questo progetto ha arricchito ulteriormente l’itinerario urbano dell’arte contemporanea, affiancando alle sculture famose che tutti conoscono – da Trubbiani a Pomodoro, da Mattiacci a Enzo Cucchi – un’opera site specific, pensata per il Parco del Cardeto e che soprattutto è un’opera in divenire, che si contamina proprio con il contesto naturale e culturale in cui si trova”.






DI seguito la presentazione dell’opera e del progetto per la città:
Tensione Superficiale
di Alessandra Pioselli
La tensione di superficie dell’acqua è una forza che genera una sottile membrana elastica tra la materia liquida e l’aria, producendo un’energia di sospensione in grado di sostenere gli insetti chiamati pattinatori. I gerridi scivolano sull’acqua, sfruttando con zampe lunghe e fini questa sua elasticità epidermica. Agli insetti pattinatori fanno riferimento i due elementi del progetto, TS_01 e TS_02, concepiti come installazione site-specific per il Parco del Cardeto. I TS hanno un nucleo composto da una barca a vela (TS_01) e una canoa (TS_02), sospeso su gambe al modo dei gerridi. Come questi insetti acquatici e terrestri, i TS vivono pencolando tra più elementi, tra acqua e aria, mare e suolo, città e vegetazione, scarti e nuove possibilità.
In questa figura assume consistenza Ancona come città semiacquatica, dalla doppia natura in bilico tra alture e marine, luogo di transiti e traversate, città anfibia, proteiforme. Esplorando il territorio anconetano a contatto con il Cardeto, le zone storiche, marittime, moderne, periferiche del tessuto urbano e i suoi abitanti, l’artista ha avvertito l’emergere di una percezione di Ancona come città piegata a un destino di passaggio. Così di fronte a Tensione Superficiale, afferma Tibaldi, “le narrazioni si incrociano, gli elementi ti trasportano in una città in movimento” e “sembrano sussurrare di un popolo che ha fatto della sua identità uno scrigno prezioso, al punto di non volerlo più mostrare per la paura che venga usurpato e rovinato dai troppi passaggi. Una città che accoglie ma non trattiene, in cui il transito racconta di passione”.
La sua geografia disorientante di spazio frammentato tra due mari e la storia socioeconomica di contesto portuale l’hanno resa difficile da inchiodare a una identità certa, per rimandarla a una immagine bipolare, poliforme. È nel paradosso dell’indefinitezza di una dimensione urbana che appare discontinua e liquida che sta una possibilità germinativa di nuove condizioni che assorbono i residui delle altre che nel tempo si sono generate attraverso migrazioni e contaminazioni.
Il ventre dei due TS custodisce terra e piante come un bagaglio che si è depositato o che è stato lasciato, mettendo radici sapendo del cambiamento. Ecco perché una zolla fertile, come dice l’artista, “un piccolo pezzo di mondo staccato e sospeso, un’isola sulla terra pronta a partire, ferma a rimirare per l’ultima o la prima volta il porto, la città vecchia o la nuova, intento a scendere o salire dal mare”.
Il luogo vitale dei TS, il Cardeto, rilascia lo stato di energia trasformativa dei luoghi “a margine”, del selvatico che non si lascia imbrigliare, bosco spontaneo più che parco urbano perché sfugge all’ordine della natura disegnata. È qui nell’incolto che nascono i TS, una condizione di situazione-margine che è sempre stata percorsa dall’artista perché è nel margine che, come afferma, “lavorano a pieno ritmo le fucine dell’errore che sforna senza pause una infinita gamma di creazioni tra le quali si cela una possibile forma del domani”. Tibaldi ha, dunque, immaginato creature anfibie come se fossero una nuova forma ibrida del vivente “giunta dalle grotte sottostanti o forse dall’altro lato del mare”, “abitante e parco allo stesso momento”, che si mantiene leggera per rimanere sospesa sulle superfici che incontra, generata dai resti del mare, della città e della vegetazione.
Composti da materiali organici (terra e piante) e scarti dell’attività umana (barche in disuso ed elementi dei ponteggi edili), i TS uniscono elementi della contemporaneità urbana di Ancona e del paesaggio naturale.
La ridefinizione della funzione di elementi dismessi è sempre stata al centro della poetica dell’artista, che invita a riflettere sulle loro varie possibilità di esistere e, di conseguenza, sulla inevitabile precarietà che assume ogni stato. Il tubo da ponteggio, conservando funzione portante, si fa zampa animale di un corpo che mantiene un’estetica transitoria da cantiere, la qualità provvisoria di un’architettura urbana, temporanea e trasformabile. Le imbarcazioni in disuso, elementi caratteristici dell’esistenza urbana di Ancona, ritrovano un nuovo significato e una nuova funzione virando in giardini pensili, veleggiando fino all’inedito approdo tra le piante del Cardeto. Nello scafo riempito di terra, come una sorta di frammento del parco che prende vita e movimento, trovano dimora cespugli e piante tipiche dell’ambiente anconetano e della macchia mediterranea. I TS si integrano con il rigoglio del Cardeto, contraddistinto da una grande biodiversità, mutando con le stagioni, parte del suo ecosistema. Dal parco si volge lo sguardo verso il porto, la città vecchia, la sua parte più moderna e dalle rupi del Cardeto il mare, non accessibile, rimane però percepibile. Creature mutanti, i TS puntano verso questi orizzonti di terra e mare, vegetazione e città, litorale anconetano e altra sponda dell’Adriatico, storia umana e non umana, verso i poli in tensione da cui provengono e che costituiscono lo scenario vivo che dà forma all’identità di Ancona.
Il progetto per la città
di Sineglossa
Tensione Superficiale si inserisce in un percorso di rigenerazione urbana a base culturale che l’organizzazione culturale Sineglossa ha intrapreso diversi anni fa per la città di Ancona.
Dal progetto di un giornale che raccoglie i sogni dei cittadini e li trasforma con un’intelligenza artificiale in visioni per il futuro, alla relazione con associazioni, organizzazioni e collettivi che vogliono cambiare la narrazione che questa città fa di se stessa. Ancona è una città centrifuga per molti di coloro che la abitano, ci transitano o ci lavorano: l’obiettivo di questo percorso è costruire nuove storie per una città che attragga invece di respingere. E farlo insieme alle persone che ci vivono, anima ed energia di questo territorio.
Nel 2024 questo desiderio si è concretizzato con Nonturismo, un’azione all’interno del più ampio progetto Sistema coordinato dal Comune di Ancona, che consiste nella creazione di una guida “nonturistica” scritta dallɜ abitanti, pubblicata dall’editore nazionale Ediciclo, e indirizzata a chi viaggia per conoscere lo spirito autentico dei luoghi. Coinvolgendo centinaia di abitanti in laboratori pubblici di pensiero, esplorazione e disegno della città, sono emersi 37 luoghi che raccontano di un’Ancona anfibia, “una città che sta sul mare, geograficamente, ma non è di mare, come attitudine, una città sempre in cerca della propria dimensione, indecisa se considerare fortuna la magnifica posizione in cui è sorta, o se maledire i colli che la spezzettano e il mare che su due lati le ha impedito di crescere” (Wu Ming 2, scrittore della guida Nonturismo di Ancona).
Il progetto di Eugenio Tibaldi parte da questo prezioso lavoro di comunità per costruire un ragionamento di sfalsamento concettuale ampliando l’orizzonte immaginifico attraverso il linguaggio dell’arte contemporanea.
Sineglossa è un’organizzazione culturale che applica i processi dell’arte contemporanea alle sfide del nostro tempo, per costruire modelli virtuosi di sviluppo sostenibile. Attraverso la contaminazione tra discipline umanistiche e scientifiche, ricerchiamo soluzioni belle, sostenibili e inclusive. Crediamo nel fondamentale ruolo sociale della cultura e ci impegniamo a promuovere un’innovazione a base culturale. Siamo partner ufficiale del New European Bauhaus, un progetto ambientale, economico e culturale lanciato dalla Commissione Europea a gennaio del 2021, che ha l’obiettivo di combinare design, sostenibilità, accessibilità e investimenti per realizzare l’European Green Deal.
Eugenio Tibaldi (Alba, 1977) è da sempre impegnato a lavorare sul paesaggio contemporaneo e sulle estetiche dei margini. Attraverso opere in prevalenza site-specific, l’artista restituisce immagini alternative dei territori, dando identità alle loro dinamiche e relazioni. Tibaldi ha lavorato a Istanbul, il Cairo, Roma, Salonicco, Berlino, Verona, l’Avana, Bucarest, Torino, Caracas, Bruxelles, Tirana, Addis Abeba, Mumbai, Malta, Santiago del Cile, e ha esposto in numerose istituzioni internazionali, pubbliche e private. Dal 2001 collabora in modo continuativo con la galleria Umberto Marino di Napoli.
Foto Sineglossa